La Storia

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Le Origini

L’Opera ebbe origine nel 1558 dal movimento iniziato dal Cardinale Domenico de Cupis, romano, che si mise alla testa di una Società di pie persone per raccogliere sussidi e ricoverare gli orfani superstiti della doppia calamità del sacco di Roma e della peste.

La prima casa sorse nella Piazza di Santa Maria in Cosmedin, mentre nella casa attigua alla Chiesa di Santa Maria in Cosmedin fu istituita la Confraternita della Visitazione degli orfani, composta specialmente di curiali, gentiluomini e prelati.

La fondazione

La fondazione del duplice istituto avvenne il 4 febbraio 1540 con mutu proprio del Pontefice Paolo III, che approvò la Confraternita e sistemò l’Opera Pia dandole personalità giuridica.

Circa venti anni dopo fu assegnata alle orfane una sede distinta nel Monastero dei SS. Quattro Coronati, rimanendo però unica l’amministrazione. Nel 1591 il Cardinale Salviati edificò a Santa Maria in Aquiro un collegio che venne poi unito all’orfanotrofio, rimanendo l’opera pia e indirizzandola all’educazione negli studi superiori dei giovani più meritevoli.

L’ Ente Morale e lo Statuto

Nel 1826 il Pontefice Leone XIII soppresse la Confraternita, abolì la questua e l’accompagno ai morti, affidando l’Istituto ai Padri Somaschi sotto l’autorità della Sacra Visita Apostolica. Venne eretto in Ente Morale con Regio Decreto del 21 dicembre 1871 e con la denominazione di “Pia Casa di Santa Maria in Aquiro e delle orfane dei SS. Quattro Coronati”, mentre lo Statuto venne approvato con Regio Decreto del 6 novembre 1872. Lo statuto organico degli Ospizi di Santa Maria in Aquiro e SS. Quattro Coronati fu approvato con Regio Decreto nel 1936.

La nascita degli Istituti di Santa Maria in Aquiro

Nel 1975 la Giunta regionale del Lazio ha approvato la fusione di diverse strutture della beneficenza romana, in particolare:

  • “Ospizio degli Orfani di Santa Maria in Aquiro”;
  • “Pio Istituto Rivaldi”, già Conservatorio delle Mendicanti, fondato in Roma nel 1640 per impulso di carità privata da un Padre della Compagnia di Gesù, Monsignor Ascanio Rivaldi, a scopo unico di educazione e lavoro. L’Ospizio ebbe lo scopo di “strappare al vizio e al vagabondaggio le fanciulle povere e abbandonate, specialmente orfane, per restituirle alla società atte al governo della casa e alle industrie femminili”. Esso fu riconosciuto come ente morale e lo statuto venne approvato con Regio Decreto del 22 dicembre 1889;
  • “Conservatorio della Divina Provvidenza e San Pasquale Baylon”, fondati l’uno dal sacerdote Don Francesco Paperelli nel 1674 e riconosciuto con chirografi dei Pontefici Clemente X nel 1674 e Innocenzo XI nel 1676, l’altro da San Pasquale Baylon nel 1724, fusi in una sola opera nel 1828. Entrambi furono riconosciuti come Enti Morali con statuto approvato nel 1876, ed entrambi raggruppati nello stesso anno a scopo educativo per fanciulle orfane di civile condizione; vi è annessa l’Eredità Fontia, del 1805, fondazione scolastica a scopo di rete di ricovero;
  • “Conservatorio della Speranza e Pio detto delle Pericolanti”, risultante dalla fusione varata nel 1876 del Conservatorio Pio al Granicolo, fondato nel 1775 da Monsignor Potenziani per mantenere ed educare orfane povere, rinomato per la sua fabbrica di pannilani e fuso amministrativamente con l’Istituto del Divino Amore nel 1851, con l’Istituto della Speranza, già “delle Pericolanti”, fondato nel 1786 da Francesco Cervetti, cooperatore di Giovanni Borgi ed eretto in ente morale nel 1792 con chirografo del Pontefice Pio Vi;
  • “Opera Pia Agostani”, fondata da G.B. Agostani nel 1876 a scopo di rette per orfani e pensionati artistici, con statuto approvato con Regio Decreto del 16 febbraio 1884;
  • “Eredità. Ugolini, Lambol, Cometti, Giannini Anna e Ignazio, Bellomo, Fontia”.

Gli Istituti di Santa Maria in Aquiro, sorti dalla fusione di queste strutture, hanno assunto quale proprio simbolo l’antica effige che ha contraddistinto la Chiesa che dà il nome agli Istituti, raffigurante un’aquila reale sovrapposta ad una croce su campo tondo.

Gli anni ’90 e l’estensione dei servizi agli anziani

Nei primi anni ’90, dopo aver svolto in modo esemplare attività di assistenza con ricovero di orfani e minori in stato di disagio, si sospesero le attività di ricovero dei minori e l’Ente rivolse maggiore attenzione alla prestazione di servizi diversi nei confronti degli anziani, inaugurando fin dal 1988 una stretta collaborazione con i Servizi Sociali del Comune di Roma, successivamente estesa anche ad altri Comuni della Regione Lazio, per il perseguimento dei fini istituzionali di assistenza sociale pubblica ad anziani, ma non tralasciando i minori.

La Chiesa

Nel cuore del centro cittadino, in piazza Capranica, questa chiesa è di antichissima origine, visto che viene già menzionata come pree­sistente all’epoca di Gregorio III (731-741). Il termine «Aquiro» dovrebbe derivare per corruzione da «A Cyro», personaggio in qual­che modo legato alle vicende della chiesa. Nel 1540 vi venne unita la Confraternita degli Orfani, che da allora ne detiene la cura.  Attualmente la chiesa si presenta nell’aspetto voluto dal cardinale Salviati, che nel 1590 ne fece iniziare la ricostruzione a opera di Francesco da Volterra, completata parzialmente dopo il 1602, con l’intervento di Filippo Breccioli e di Carlo Maderno. Al tempo di Pio IX vi furono eseguiti importanti restauri. La facciata, di pretta marca controriformista, fu in realtà completata nella parte superiore, rimasta al rustico, da Pietro Camporese il Vecchio nel 1774, che rielaborò il progetto del Braccioli. L’interno è a tre navate divise da otto pilastri e precedute da un atrio, transetto con cupola e abside, con tre cappelle per parte, ed è stato completamente ridecorato nel 1866 da Cesare Mariani. Nel vestibolo sono conservate una serie dilapidi tombali provenienti dalla distrutta chiesa medioevale di S. Stefano del Trullo, a piazza di Pie­tra. La terza cappella destra è decorata da Carlo Saraceni con Storie della Vergine e figure di Santi (1617). Nell’abside è un affresco di scuola cavalliniana dei primi del XIV secolo, raffigurante la Madonna col Bambino e S. Stefano, proveniente da S. Stefano del Trullo; nella seconda cappella sinistra, tre tele, Deposizione, Coronazione di spine, Flagellazione, attribuite al francese Trophime Biot, tardo pittore caravaggesco (1635-40). Accanto alla chiesa, a destra, l’edificio dell’Ospizio degli Orfani costruito dal Breccìoli all’inizio del Seicento, ma riedificato sulla piazza e su vicolo della Spada d’Orlando a metà dell’Ot­tocento oggi sede legale dell’ASP Istituti di S. Maria in Aquiro.